Occupy Museums

An ongoing protest  that calls out economic injustice in institutions of art and culture.

WE OCCUPY MUSEUMS TO RECLAIM SPACE FOR MEANINGFUL CULTURE BY AND FOR THE 99%. WE BELIEVE THAT ART AND CULTURE ARE THE SOUL OF THE COMMONS. ART IS NOT A LUXURY!

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A Humán Platform demonstrációja

Megjelenés ideje: 2012.12.20.

(lejátszási lista)

2012. december 17-én a köz-, és felsőoktatási, az egészségügyi, a szociális és a kulturális szakmák képviselői szólaltak fel az Emberi Erőforrások Minisztériuma előtt.

humanplatform.blog.hu
http://www.facebook.com/pages/Hum%C3%A1n-Platform/392671854144817

Beszédet mondott Mendrey László, Ábrahám Máté, Gács Anna, Turai Eszter, Misetics Bálint, Csohány Ágnes és Gulyás Márton.

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Rockenbauer Zoltán: Kultúrpolitika és felelősség

Vigyázat Műcsarnok 2.0 címmel tartottak konferenciát a Műcsarnokban nemzeti kortárs kiállítóhely múltjáról, jelenéről és a várható tulajdonosváltás következményeiről 2012. december 28-án. Rockenbauer Zoltán előadásában kárhoztatta, hogy a hazai kultúrpolitika nem vállalja a döntési felelősséget.  Emellett hangot adott azon véleményének, hogy nem célravezető valamely szakmai szervezetre bízni a kinevezéseket.

Összefoglaló a mandiner.hu oldalon.

Rockenbauer Zoltán előadása az ÉS, 2013. január 4-én megjelent számában olvasható.

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“Das erweiterte Bewusstsein ist die Intuition”

Annäherungsversuche an eine Holzkiste und andere künstlerische Positionen um 1968
Cara Schweitzer (6.6.2008)
Intuitionskiste, Müllsäcke und Exkremente: Die Künstler der 68er Generation provozierten die Welt der schönen Künste. In ihren Augen war Kunst ein gesellschaftspolitisches Statement. Noch heute haben Künstler wie Joseph Beuys und Sigmar Polke Einfluss auf das Schaffen junger Künstler.

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Occupy Everything!

Reflections on why it’s kicking off everywhere
Ed. Alessio Lunghi & Seth Wheeler
Penned after the 2010 European student unrest and before what is now commonly referred to as the “Arab spring” began to escalate, BBC Newsnight economist Paul Mason’s “20 Reasons Why It’s Kicking Off Everywhere” sought to establish an understanding of the motivations behind these globally disparate, yet somehow connected struggles.

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New York Art Strike 1970

http://www.flickr.com/photos/janvanraay/page274/

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Ungheria, studenti in rivolta. No alla dittatura, sì all’Europa

BERLINO – Parte dal mondo giovanile e studentesco la nuova sfida al premier-autocrate nazionalconservatore e liberticida ungherese Viktor Orbàn, e comincia ad assumere i connotati di un Sessantotto d’inverno magiaro ricordando insieme in piccolo gli inizi della rivoluzione antisovietica del 1956. Mentre scriviamo migliaia e migliaia di studenti sono in piazza nel centro di Budapest, marciano sui palazzi del governo e alcuni di loro verso il Palazzo della Radio. Basta col dittatore, democrazia, Europa, sono i loro slogan. E anche ‘scendete in piazza con noi’, rivolto alla gente che applaude ai cortei da finestre e balconi. A rischio di bancarotta per la sua folle politica economica tra il classista e l’autarchico, guardato male da tutta la Ue per aver detto pochi giorni fa in sostanza (al vertice Ppe a Bruxelles) di essere amico incondizionato di Berlusconi, Orbàn stavolta potrebbe rischiare grosso. Ma il suo governo non offre agli studenti altro che promesse di concessioni in cambio della rinuncia del diritto a lavorare all’estero. E spara a zero sui maggiori intellettuali magiari, a cominciare dal grande scrittore d’origine ebraica Gyorgy Konràd, definito persona che è ritenuta ungherese solo all’estero.

Le manifestazioni degli studenti continuano ormai ogni giorno da una settimana nella splendida Budapest investita dai primi freddi. Sono cominciate quando il governo ha annunciato di voler ridurre drasticamente, quasi azzerare, le borse di studio. Il che in un paese culturalmente del tutto centroeuropeo ma a basso reddito medio significa riservare l’accesso all’università a caste di ricchi, che  –  dicono i commentatori dei media indipendenti magiari  –  il governo presume siano più ligie e fedeli.

Basta col dittatore, adesso basta, gridano ogni giorno in piazza i giovani. I cortei hanno percorso il centro, dai ponti a Blaha Lujza Tèr, da Rakoczi ùt a piazza Oktogon, e sui Koerut, i boulevard di stile viennese puntando sulla radio. Il governo voleva quasi abolire le Borse di studio, e aumentare le tasse universitarie. Dopo aver già dimezzato il numero di atenei nel paese, in contrasto totale con la politica pro-istruzione del resto della Mitteleuropa (Germania, Polonia, Repubblica cèca per esempio) o dei paesi scandinavi.

La protesta è partita dalla Eotvoes Lorand Egyetem, la più prestigiosa delle università della capitale, legata ai migliori atenei del mondo. Gli studenti però sono aiutati solo dalla rete e dai blog, i media ufficiali tacciono. Dopo un incontro con studenti filogovernativi, Orbàn ha proposto un compromesso rifiutato dai giovani: studi gratis ma se v’impegnate a lavorare poi in patria. Assurdo, vista l’altissima disoccupazione giovanile e l’alta domanda di forza lavoro qualificata poliglotta in Germania e altrove.

Tutto può accadere, la polizia è presente in forza ma non è intervenuta. Intanto i responsabili di politica culturale del governo, a cominciare dal potente Gyorgy Fekete, sparano a zero sui grandi intellettuali che criticano la ‘riforma’universitaria. Non a caso, soprattutto su Gyorgy Konrad, sopravvissuto all’Olocausto, ex presidente del Pen Club internazionale, ex leader dell’Accademia delle arti di Berlino, grande romanziere e dissidente sotto il comunismo. “Fa meno male quando gli stranieri ci attaccano, fa più male quando all’estero siamo attaccati da persone che come lui sono ritenute ungheresi solo dagli stranieri ostili all’Ungheria, è molto doloroso che lo definiscano ungherese”.

E in un nuovo atto di normalizzazione Attila Vidnyanszky, vicinissimo al partito al potere, è stato nominato direttore del teatro nazionale nonostante proteste e indignazione e opinioni contrarie di tutto il Gotha della cultura ungherese. Dagli sviluppi dei prossimi giorni a Budapest potrebbe dipendere non poco del futuro nel nuovo est, o meglio Centro Europa, e in parte nella Ue intera: in tempi di populismo autoritario galoppante l’esempio di Orbàn amico e protetto di Berlusconi e di Putin può essere contagioso.

(ha collaborato Agi Berta)

(17 dicembre 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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