BERLINO – Per essere veri patrioti occorre fedeltà alla patria, al confronto il talento non vale nulla. Se non ci stai, rischi di perdere la cittadinanza. Minacce impossibili in Europa? Errore,è il nuovo credo nella politica culturale del governo di destra nazionalpopulista euroscettico di Viktor Orbàn. Lui di persona, l’autocrate, non si pronuncia. Ma lascia parlare i suoi turiferari. «Dovremmo pensare a una revoca spirituale della cittadinanza per scrittori come Gyorgy Konràd, Péter Esterhàzy o Imre Kertész», ha detto Adam Medveczky, dirigente dell’accademia un tempo prestigiosa. Parliamo dei tre massimi scrittori magiari viventi, Kertész Nobel 2002 della letteratura. Strappare la patria ai letterati: lo fece Hitler con Mann e Brecht. «Sono parole di pochi estremisti, ma il governo non li sconfessa. Il pericolo più serio è perdere al consenso sui valori liberal i giovani, esposti a informazione e propaganda ufficiali», dice Péter Esterhàzy, che aggiunge: «L’Europa non farebbe male a farsi sentire, ma tocca a noi lottare». «Chi è nato come ungherese, ma all’estero insultae danneggia l’Ungheria, non può essere considerato ungherese”, ha insistito Medveczky. Rafforzato da dichiarazioni del presidente dell’Accademia delle belle arti ungherese (Mma), Gyorgy Fekete: «Nessun membro della nostra accademia può permettersi d’ignorare la sensazione dell’appartenenza genetica alla nazione». Nemmeno sotto il comunismo gli intellettuali venivano minacciati in modo così brutale.
Tragedia ungherese, ancora un atto. Non è bastato a Orbàn riscrivere in senso autoritario e nazionalista la Costituzione, né epurare funzione pubblica, ministeri, magistratura, né istituire la Nmhh, l’autorità-grande fratello di controllo sui media. E va ogni giorno più avanti, scommettendo sui silenzi colpevoli dell’Unione europea. «Non appoggeremo più opere non patriottiche», ha detto Fekete. Statue dell’ex dittatore fascistoide e alleato di Hitler, Miklos Horthy, erette ovunque, libri antisemiti suggeriti dal governo come testi obbligatori a scuola, consegna della Nmhh ai giornalisti a esaltare in ogni articolo “l’identità nazionale”. L’Ungheria membro di Ue e Nato, che mendica a Ue e Fmi crediti per non finire come Atene, spara a zero sui valori comuni europei. I perdenti non sono solo i valori costitutivi dell’Europa: gli estremisti neonazi e negazionisti di Jobbik (terza forza in Parlamento) si vedono il terreno dei consensi strappato dall’abile demagogia di Orbàn. Nazionalismo, retorica etnica, riabilitazione di Horthy, lavoro obbligatorio in uniforme arancione in stile Guantanamo per i rom. Orbàn cerca sempre più consensi rubando i temi e le soluzioni alla destra più radicale. Fino alle proposte di togliere la cittadinanza ai massimi scrittori, appunto. E l’Europa, su Budapest tace.
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